Non c’è niente da fare: appena si profila la Cina all’orizzonte, drizziamo tutti le orecchie. I dispacci musicali dal paese più popoloso del pianeta sono così lacunosi e contraddittori che ci aggrappiamo a ogni segnale di fumo come a un fiammifero in una notte buia.
Che a certe latitudini vadano matti per il citazionismo psichedelico è noto, soprattutto nei paraggi del Sol Levante: da pionieri come Miki Curtis, Keiji Haino e i Les Rallizes Denudes ad affermati affabulatori come Acid Mother Temples e i recenti Kikagaku Moyo, passando per la mediazione dei Ghost, della nippodelia ne abbiamo fin sopra i capelli (anche grazie al puntiglio del solito Julian Cope). Dalla terra del riso, tanto per cambiare, le notizie sono più frammentarie, e facciamo più fatica a localizzare sulla stessa cartina il noise omicida dei Torturing Nurse, il chitarrismo cosmico di Li Jianhong o i brividi velvettiani dei Run Run Run.
Non possiamo quindi che scrutare i Gong Gong Gong con meticolosità da detective, in cerca di indizi e risposte. Attivi dal 2015 e di base a Pechino, la loro formazione consta del chitarrista di Hong Kong Tom Ng e del bassista canadese Joshua Frank, e basta. Un duo psichedelico? Esattamente, e per di più privo di batteria: il “ritmo fantasma” del titolo, d’altronde, parla chiaro. Proprio questa è la peculiarità semplice e geniale del loro sound, a dimostrare quanto basti poco per risemantizzare anche il più inflazionato dei codici: spogliati dell’elemento percussivo, i loro sgangherati bozzetti psych-garage diventano stralunate litanie droniche in bassa fedeltà, irresistibili nella loro demenzialità – e, a scanso di equivoci, ben poco afferenti al pianeta delle teiere volanti. Il colpo di grazia, come se tutto non bastasse, lo assesta la scelta di cantare in cantonese, conferendo un caracollante passo da b-movie e inebriando la nostra vorace fame esotista.
Dieci pezzi che sembrano altrettante variazioni sullo stesso tema: a voi la scelta se prendere o lasciare. Phantom Rhythm non farà granché luce sull’eterno enigma cinese e tanto meno metterà a soqquadro la storia del rock internazionale, ma per passare una quarantina di psycho-minuti contornati da ideogrammi vale abbondantemente il prezzo del biglietto.
Tracklist
1. The Last Note 最後的音符
2. Notes Underground 地下日記
3. Ride Your Horse 騎你的馬
4. Moonshadows 月後殘影
5. Inner Reaches II 慾望的暗角二
6. Gong Gong Gong Blues 工工工布魯斯
7. Wei Wei Wei 喂喂喂
8. Some Kind of Demon 某一種惡魔
9. Night’s Colour (Chongqing) 夜色(重慶)
10. Sound Of Love 愛歌
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