As a young person I frequently heard tales that high-end stereo shoppes used Pink Floyd’s Dark Side Of The Moon as a demonstration disc, in order to fully document the prowess of their impossibly-expensive wares. I rarely frequented any of these establishments but always took these stories on faith. I’m no audio guru, but it seems to me that someone attempting to do the same thing in 2019 could do a whole lot worse than adopting USA/Mexico’s long-awaited 2nd album, Matamoros for similar purposes
Se volevano sbaragliare il podio per la nota stampa più cazzona dell’anno, direi che ci sono riusciti a mani basse. Occhio, però: il contenuto del disco mantiene le promesse con zelo da serial killer. D’altronde, quando metti insieme dei tipacci come Craig Clouse (Shit And Shine), King Coffey (Butthole Surfers) e Nate Cross (Marriage, When Dinosaurs Ruled The Earth), e per l’occasione butti dentro pure George Dishner (Spray Paint) e Kevin Whitley (Cherubs), cos’altro pensi possa venir fuori? Uno sconquassante Armageddon nucleare, ecco cosa vien fuori.
Al secondo lancio missilistico, omaggiano un’altra città posta sul confine da cui traggono la ragione sociale, ma il risultato è tutto fuorché interstiziale o contaminato nella sua cancerosa massa monocromatica. Della frontiera assorbe, semmai, quella violenza ben conficcata nel DNA del popolo stellestrisciato: un campo di battaglia anziché un punto di incontro, un Frankenstein suppurante al posto di un trapianto salvifico, una mistura omicida da preferire a un cocktail rinfrescante.
Dismesse le parodistiche mattane electro-danzerecce degli ultimi anni, Clouse torna finalmente a fare quello che sa fare meglio: menar le mani di santa ragione. Lorda e spanciata, c’è molto Texas in questa musica: spietatezza urbana e sfacelo rurale vanno a braccetto in un cantiere che tutto si ripromette fuorché di costruire qualcosa. Lo fa dilatando il meglio (o il peggio?) dei tre progetti di provenienza, ma divorando tanto altro nel suo inconsulto rovinare a valle: il fiato stridulo degli U.S. Maple, la saturazione chirurgica di Unsane e Lightning Bolt, la ferocia metropolitana di Swans e Cop Shoot Cop.
Lontani dalle impegnative profezie dei Daughters, i loro torrenziali sproloqui ambiscono al massimo a un’inquietante demenza. E più di un indizio prova che i protagonisti si stiano divertendo un mondo: l’inattesa autocitazione di Have You Really Thought About Your Presentation? nella title track, il lanciafiamme della Shoofly portata in dote da Whitley, i deflagranti 17 minuti finali di Anxious Whitey, battaglia tra dinosauri robot che riscrive il concetto di doom prendendolo alla lettera, estinguendo senza estinguersi in una fiaccante Sister Ray 2.0. E quanto a Vaporwave Headache, che titolo meravigliosamente insulso è?
Un bagno di sangue che riposiziona Austin tra le grandi capitali del rock estremo, rassicurante come una tromba d’aria all’orizzonte. Se avete intenzione di rottamare il vostro stereo, mai stress test sarà più performante.
Tracklist
1. Matamoros
2. Shoofly
3. Eric Carr T Shirt
4. Vaporwave Headache
5. Anxious Whitey
[lo trovi anche su Ondarock]