[Ascolti] Shohei Amimori – PataMusic (Noble, 2018)

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Si è approfonditamente parlato, su queste e altre pagine, dell’agguerrita scuola art-avant-pop giapponese, tra i fenomeni musicali più avanzati degli ultimi anni. Sakanaction, Gesu No Kiwami Otome, Wednesday Campanella, Mondo Grosso, Suchmos, cero: sono solo alcuni dei nomi di una scena capace di riplasmare J-Pop, sigle anime e slanci jazz-prog in forme altamente sofisticate ma al contempo digeribili in scioltezza, riuscendo a trapanare i piani alti delle classifiche patrie e a stregare la critica di mezzo mondo. Musicisti di sconfinata fantasia ed enorme competenza tecnica, imprevedibilmente premiati da un mercato curioso e dinamico come la società in cui s’innesta.

Questo nuovo lavoro del giovane compositore di Tokyo Shohei Amimori ha il merito, se possibile, di spingersi ancora oltre, trasponendo quelle canzoncine capricciose in un frullato accelerazionista che fagocita tutto e il contrario di tutto: fusion, lounge, exotica, colonne sonore ma anche noise, glitch, computer music e modern classical, il tutto con la divertita demenza di un videogioco arcade con qualche difetto di programmazione. Se riuscite a immaginare un mash-up tra Jazz From Hell e Commercial Album interpretato dalle Cibo Matto e remixato da Oneohtrix Point Never forse, dico forse, potete farvi un’idea della portata dell’opera.

E l’immaginazione gioca senz’altro un ruolo centrale in questa “musica patafisica” che, in quanto tale, “ancora non esiste”: l’artista ci mitraglia di frammenti in disordine, spetta a noi tentare l’impossibile ricomposizione del puzzle. Non stupitevi, pertanto, se ad aprire la porta troverete una Climb Downhill 1 che, con nonchalance quasi irritante, mette in fila circuiti impazziti, schegge metalliche fuori fase, cambi di tempo da vertigini, breakcore metafisica stile Igorrr ma anche aulici inserti di theremin e violoncello, per poi scatenarsi come se nulla fosse nel post-pop steroideo di Decadent Utopia e Now Forever (condite, rispettivamente, con anti-chitarre Lindsay-iane e campane tubolari à-la Pierre Henry) e planare con la stessa convinzione sul lirismo orchestrale di ReCircle, terra di nessuno dove Sakamoto incontra Vessel. L’alternanza tra registri è da mal di mare, con il Joe Hisaishi stuprato dai Rake della filastrocca ajabollamente appiccicato al piano caraibico sotto speed di Coincidental Planet, o il ring modulator pixelato di Biennale a costeggiare la bossa aliena di Fence Of Bats (con un solo di flauto da penetrare le ossa), prima del definitivo smembramento alla Holly Herndon di Pata. L’impressione è di uno zapping supersonico, un’Aleph multi-dimensionale concentrata in un corpo puntiforme, un Frankenstein ipertecnologico capace di accontentare tutti e nessuno.

Un’avanguardia dal volto umano, schizzata ma con impensabili agganci canticchiabili, terribilmente kitsch e sì, visceralmente nipponica. Una delle tante possibili “musiche per una nuova società”: PataMusic, per l’appunto.

Tracklist
1. Climb Downhill 1
2. Decadent Utopia
3. Now Forever
4. ReCircle
5. ajabollamente
6. Climb Downhill 2
7. Biennale
8. Coincidental Planet
9. Washer
10. Fence Of Bats
11. Pata

[lo trovi anche su Ondarock]

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