[Ascolti] Laibach – The Sound Of Music (Mute, 2018)

cover

La vicenda, oramai, la conoscono anche i sassi di Pyongyang: nel 2015, in occasione del settantesimo anniversario dalla fine dell’occupazione giapponese, i Laibach sono stati la prima band occidentale a esibirsi in territorio nordcoreano. Anche per chi non è addentro alle dinamiche del collettivo sloveno, è difficile non cogliere un primo, grottesco aspetto di fondo: un gruppo che ha basato buona parte della propria ideologia su 1. una caricaturale collocazione geografico-culturale “a Est”; 2. una sistematica demolizione di tutto quanto l’Occidente abbia mai rappresentato (“Europe is falling apart”, cantavano due dischi fa) si è ritrovato a fungere da improbabile ambasciatore della “nostra cultura” in una porzione di mondo non ancora conquistata. L’evento, reso possibile dalla mediazione dell’artista-attivista norvegese Morten Traavik, ha centrato senz’altro il più ghiotto détournement del loro nutrito carniere: essere ricevuti con i massimi onori nella nazione più impenetrabile del pianeta è l’apice surreale di un discorso ormai trentennale sul Potere, oltre che il trionfo della solita, sboccata estetica paramilitare.

L’occasione è stata sfruttata a dovere con un espediente da far gola ai Residents: basare la scaletta delle due performance sulle musiche di Tutti Insieme Appassionatamente, rimpolpate con alcuni brani folk locali tanto per fare gli onori di casa. La bizzarra scelta è stata motivata con la grande popolarità che il film continua a riscuotere a quelle latitudini (al punto da venir utilizzato per insegnare l’inglese nelle scuole), ma non ci vuole certo l’onniscienza del “Caro Leader” per afferrare quale sia il messaggio sottinteso: sotto il pelo di canzoncine e balletti, il classico di Robert Wise è uno squisito concentrato di retorica patriottica, perfetto dunque per la solenne occasione. Di più: sia i cinguettii di Julie Andrews sia le ballate nazionaliste nordcoreane sono canzoni “popolari”, nel senso di oppio del popolo, e pertanto inni di due regimi non così distanti a livello di propaganda (si pensi, ad esempio, all’indottrinamento dei bambini, destinatari principali di quelle melodie). Il cortocircuito, ancora una volta, è totale, per quanto deliberatamente grossolano.

Condensato e rielaborato, il materiale di quello che potrebbe essere stato il tour più folle della storia (raccontato in dettaglio nel documentario dell’anno scorso Liberation Day) è raccolto su questo The Sound Of Music, ventesimo dispaccio dei Nostri e seconda collaborazione con Boris Benko e Primož Hladnik dei connazionali Silence: nove episodi dall’evergreen del ’65 agglutinati con il classico coreano Arirang, un esperimento con lo strumento tradizionale gayageum e la registrazione del discorso di benvenuto del ministro della cultura. A far convergere i due assi cartesiani provvede la spericolata Maria/Korea, che trasforma uno dei più celebri numeri del film in un delirante inno volto a “risolvere i problemi della Corea” (a quanto pare, durante l’esibizione ufficiale hanno ben pensato di glissare su questo passaggio: anche loro, dunque, conoscono il senso del limite…). Musicalmente, la componente darkwave ed elettronica prevale su quella industrial, facendone il loro lavoro più accessibile e “pop”.

Se è ben nota la maestria del combo nel piegare musiche altrui alle proprie dissacranti esigenze (vedasi le innumerevoli cover disseminate lungo la carriera, o interi album-tributo come la beffarda rilettura di Let It Be), stavolta l’operazione sembra non esaurirsi nella parodia e rifulgere di una propria intensità, come se finissero con l’essere coinvolti dalla tronfia prosopopea che vorrebbero ridicolizzare, e persino il cavernoso faraone Milan Fras pare divertirsi mentre sforma il vezzoso birignao della Andrews. Alla lunga il giochino mostra un po’ la corda ma, grazie all’inventiva sorniona degli arrangiamenti lo spasso è assicurato dall’inizio alla fine.
In attesa della prossima missione diplomatica, i Laibach si confermano i teatranti più pericolosi ed esilaranti dell’intera Eurasia.

Tracklist
1. The Sound Of Music
2. Climb Ev’ry Mountain
3. Do-Re-Mi
4. Edelweiss
5. Favorite Things
6. Lonely Goatherd
7. Sixteen Going On Seventeen
8. So Long, Farewell
9. Maria/Korea
10. Arirang
11. The Sound Of Gayageum
12. Welcome Speech

[lo trovi anche su Ondarock]

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4 pensieri su “[Ascolti] Laibach – The Sound Of Music (Mute, 2018)

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