Mark Linkous voleva vivere, ma solo alle sue condizioni: quindi ha preferito morire.
In un disco provocatoriamente intitolato It’s A Wonderful Life, la flebile vocina di Mr. Sparklehorse si fa largo in una soffice bruma di mellotron per augurare ad un imprecisato interlocutore “may all your days be gold, my child”. E io mi chiedo: è mai esistita sul globo terracqueo una creatura più dolce, adorabile e indifesa di un uomo che, mentre la sua vita artistica decolla e la sua vita emotiva precipita, trova il tempo e il coraggio di uscirsene con una frase simile?
“All I want is to be a happy man”, cantava/urlava nel disco precedente: fin troppo prevedibilmente non ce l’ha fatta a realizzare questo suo ambizioso progetto, ma per fortuna le sue canzoni sono rimaste a dare una mano a noi che ancora siamo qua. Forse avremmo preferito non dover scegliere tra lui e la sua arte, saperlo ancora nei paraggi, poterne ascoltare di nuove: ma il nostro ingordo egoismo a volte esige prezzi troppo salati. Possiamo consolarci immaginando che adesso stia jammando con il suo amico Vic Chesnutt (che appena tre mesi prima aveva preso la stessa decisione, più o meno per le stesse ragioni), o attaccarci al cazzo riflettendo che, più verosimilmente, non è da nessuna parte insieme a nessun’altra persona; ma la sostanza non cambia: questo rovello, adesso, riguarda solo noi. E, che ci piaccia o no, è giusto così.
Dedico questo brano al mio amico Domenico. Che voleva vivere, ma solo alle sue condizioni: quindi ha preferito morire.
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